I poveri oggi, chi sono?


Una domanda che credo non esser banale e che mi ha dato molto da pensare; definire precisamente cosa sia la povertà, potrebbe servire a meglio agire nei suoi confronti.

Non voglio qui trattare di nazioni lontane, diverse per mentalità, abitudini e credi religiosi, ma dell’ambito della nostra società, dove  sarebbe possibile fare qualcosa in modo semplice, direttamente e personalmente. Nella cosiddetta società del benessere caratterizzata  non solo da abbondanza di beni materiali, ma anche da un elevato ritmo di comunicazione ed informazione, oltrechè da una grande presenza di propugnatori di falsità, proprio i poveri autentici, i veramente bisognosi, divengono, incredibilmente, sempre più invisibili, privati anche del diritto di poter avere una propria immagine non artefatta presso gli altri! Ciò accade perchè l’orizzonte visuale delle persone è letteralmente invaso,  sovraffollato da altre ingombranti presenze interessate, secondo il mio modesto avviso, a servirsi spudoratamente dell’argomento “poveri” per lucrare o nutrire se stesse prima di tutto. Esse sono due volte omicide: in primo luogo perchè sottraggono e stornano risorse da coloro che ne hanno vero bisogno, in secondo perchè impediscono alla carità umana più semplice ed elementare di agire, nascondendo i poveri alla vista, mettendosi davanti ai poveri, decidendo, secondo i propri interessi o limiti particolari, quali sono da aiutare e quali da nascondere o cancellare dalla considerazione dell’uomo. Essi usano dei poveri e la loro figura come scudi umani in modo assolutamente spietato e con un solo fine: reggersi a galla in ogni modo sulle loro misere teste.

Il sommo cinismo rivestito della più falsa carità!

Ma noi ora vedremo che la figura del povero che dovremmo ricercare è un po’ diversa da quella dell’indigente anche se in alcuni casi, ma non necessariamente, sovrapposta o coincidente.

Possiamo dare una prima, semplice definizione di povertà ed è quella di una carenza, insufficienza vitale sofferta dall’uomo e dai propri cari, non rimediabile con le proprie risorse e status, carenza che può costringere una persona ad umiliarsi fino a terra, a chiedere con la mano tesa, oppure, nel caso più grave, a soffrire e morire senza proferir parola, senza nemmeno più avere un moto di reazione alla sua indigenza, tanta è la disperazione che ha dovuto patire. Vi sono infatti carenze di importanza vitale, strategica per l’esistere, la libertà, l’integrità e la dignità dell’uomo che, io ritengo, siano proprio  l’obiettivo di quella azione riparatrice, che sempre è atto grande di giustizia e testimonianaza d’amore, cioè l’elemosina, il dono e il per-dono intesi nel senso più lato possibile. In questa società, inoltre, anche cose che potrebbero essere banali in contesti più semplificati assumono a volte un peso improprio, schiacciante e mortale per la persona. Ma, avendo oggi di fronte molti, troppi che chiedono per metodo e con falsa intenzione (ed il loro numero è in aumento esponenziale), che manifestano un qualche bisogno vero o millantato da soddisfare, è lecito interrogarsi sulle loro reali necessità, sulla loro buona o cattiva fede prima di dar loro del nostro? Ha una valenza possibile anche in questo senso, seppure su un piano meramente  materiale,  il consiglio di non dare le nostre perle in pasto ai porci o il pane dei figli ai cagnolini? Io credo proprio di sì visto che, sul piano delle risorse materiali tutti abbiamo un limite e degli obblighi e non siamo come il Seminatore che può permettersi di spargere ovunque il proprio seme.

Utile a capire meglio il concetto dei nostri limiti, un passo di Agostino daLa dottrina cristiana, Lib. 1°:

Tutti gli uomini debbono essere amati ugualmente, ma se non ti è possibile intervenire a vantaggio di tutti, devi di preferenza interessarti di coloro che ti sono strettamente congiunti per circostanze di luogo, di tempo o di qualsiasi altro genere, che la sorte [direi meglio: –  la Provvidenza – n.d.r.] ti ha per così dire assegnato. Fa’ il caso che tu fossi nell’abbondanza di qualcosa da doversi dare a chi non ne ha ma che fosse impossibile darne a due. Se ti si presentassero due persone, delle quali nessuna è più povera dell’altra o più legata a te da qualche parentela, niente di più corretto potresti fare che tirare a sorte colui al quale dare quell’oggetto che non può essere dato a tutti e due. Allo stesso modo per il caso di più uomini che non puoi aiutare tutti contemporaneamente. È una specie di scelta fatta dalla sorte se qualcuno ti è unito in un grado superiore per legami temporali.

E’ nel cuore che deve e può innanzitutto albergare il principio di carità illimitata , la buona disposizione generale, verso ogni uomo, sebbene poi nella materialità questo possa subire inevitabili condizionamenti e limitazioni. E’ altrettanto nel cuore che uno può conoscere esattamente chi e come aiutare. Nel cuore noi possiamo perdonare illimitatamente, fino a settanta volte sette e che altro è il saper perdonare se non una forma purissima e primigenia di Carità?

Il Pontefice Benedetto XVI, nella sua ultima enciclica “Caritas in Veritate” aggiunge:

… Chi ama con carità gli altri è anzitutto giusto verso di loro. Non solo la giustizia non è estranea alla carità, non solo non è una via alternativa o parallela alla carità: la giustizia è «inseparabile dalla carità, intrinseca ad essa. »

A sentirli tutti, i questuanti d’oggi, viene poi da chiedersi:  ma cosa fanno le istituzioni? Cosa fanno le organizzazioni? Cosa la politica e la religione? Nessuno ha mai pensato ad educarli alla vita prima ancora di pensare a mantenerli facendone degli esseri dipendenti e certamente non liberi? Pare infatti che invece di andare verso la risoluzione del problema si voglia derivare verso la sua cronicizzazione o aggravamento; pare che si continui ad esortare la gente a riempire del proprio un secchio bucato, ma senza pensare mai a come ripararlo. Ed è da ritenere, alla luce di molti fatti odierni, che ciò corrisponda ad una precisa volontà e predeterminazione da parte dei poteri di questo mondo tesa a mantenere in essere il solo scenario che permette loro di avere  futuro.

Ma non è questo il merito della nostra riflessione.

Io credo che donare denaro, aiuti materiali, abbia un senso curativo, proprio, giustificante, innanzitutto per quanti hanno accumulato molto, magari con avarizia, frode, rapina anche legale del loro prossimo, come, ad esempio, faceva Zaccheo, il pubblicano. Restituire il quadruplo a chi si è direttamente frodato!  Come sarebbe diverso il mondo se qualcuno lo facesse davvero! Vorrebbe dire che un pentimento è in atto, una riflessione, una “retromarcia”.  Anche il povero mendicante Lazzaro sotto la tavola, nell’aneddoto del ricco epulone, appunto,  si rivolge a questa figura potente, istituzionale e ricca per chiedere sollievo al suo patir la fame! Le tinte a contrasti estremi del racconto ci parlano di una necessità assolutamente vitale ed evidente del povero Lazzaro, non di piagnistei per carenza di cose futili tese a soddisfare un capriccio.  Ed il ricco non poteva non vederne le piaghe dall’alto della sua mensa lautamente imbandita. Ignorò il povero non per timore di perdere qualcosa del suo superfluo,  ma per disprezzo profondo, ab origine, della vita di Lazzaro, del suo essere. Il sadico, tacito, godimento nel vedere l’altro morire di fame poco a poco ai suoi piedi senza poter opporre nulla, bramando qualcosa che gli viene continuamente negato e sottratto  ha meritato a quell’empio, figura eterna di tutti quelli che negano al’umanità il diritto alla giustizia ed alla vita, la pena estrema, perchè non aveva scuse, non vi era nulla e nessuno che mai potesse o volesse giustificarlo in qualche modo. Questo modo di agire, con questa intenzione, va  quindi a colpire direttamente Dio, cioè quella Vita Sacra che abita in ogni uomo e viene all’istante giudicato in eterno insieme al suo sacerdote.

Riflettano molto bene coloro che si comportano così perchè si stanno giocando tutto. Ma, purtroppo per loro, essi non credono, pensano che la Forza e tutto il Diritto stiano dalla loro parte o siano da essi acquistabili. Essi credono la Giustizia (quella eterna, non quella umana), una bella utopia e se la ridono quando possono oltraggiarla nel segreto del loro cuore.

Due volte ciechi e due volte perduti con le proprie azioni. Ricchi di tutto ma assolutamente alieni (non poveri di essa), all’unica cosa che potrebbe servire al loro futuro.

Anche questa è Giustizia di Dio! Lo si scoprirà un giorno.

Quando Gesù disse:

Matteo 26:11 I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete.

ben conosceva qual’era la fabbrica dei poveri e ben sapeva che non sarebbe venuta meno fino al tempo della fine.

Questo donare è dunque un comandamento di Giustizia che salverà, convertendoli dalla loro natura perversa, l’avaro, l’avido, il ladro ecc., innanzitutto oltre a migliorare materialmente la vita del povero e a consolarlo fornendogli nel contempo una testimonianaza concreta dell’esistenza di Dio nell’uomo.  Chi può agire dunque è colpevole se non agisce pure avendone tutti i mezzi.  Il comandamento di soccorrere materialmente deve essere esercitato specialmene quando si rilevi la presenza dell’avaro e del ladro nel nostro animo, fattori che sono sicuramente la causa della ritenzione di una ricchezza ingiusta che deve essere restituita ai poveri con gli interessi e le scuse del pentimento, in nome della Giustizia, per non avere da patire poi il peso della Giustizia.

Matteo 25:34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.
Matteo 25:35 Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,
Matteo 25:36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
Matteo 25:37 Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?
Matteo 25:38 Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?
Matteo 25:39 E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
Matteo 25:40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
Matteo 25:41 Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
Matteo 25:42 Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;
Matteo 25:43 ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
Matteo 25:44 Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
Matteo 25:45 Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me.
Matteo 25:46 E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».
Matteo 25:41 Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
Matteo 25:42 Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;
Matteo 25:43 ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
Matteo 25:44 Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
Matteo 25:45 Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me.
Matteo 25:46 E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

L’avaro, il ladro, il potente, il grande senza cuore e l’avido, a qualsiasi livello, conoscono molto precisamente e sicuramente meglio di me, chi sono i poveri da soccorrere avendo essi contribuito in maniera determinante a renderli tali;  i poveri sono infatti, per lo più, tutte le innumerevoli vittime  causate dalla loro brama ed empietà e sono o divengono tali, preda delle belve, nel momento in cui hanno deciso di non fare della prevaricazione a tutti i livelli il loro Dio, ma hanno eletto ben altri valori  quali nocchieri della propria esistenza. La loro vita è comunque nelle mani di Dio non certo di coloro che hanno facoltà di negare o elargire cibo ed elemosine!

E tuttavia anche chi non fosse in queste brutte condizioni d’animo ha sempre il dovere naturale di fare quel che può ogniqualvolta Dio, (non l’uomo o la chiesa), metta il povero sulla sua strada, davanti alla sua porta. La Civiltà dell’Amore comanda questo ed il cuore di chi appartiene a questa Civiltà non ha bisogno di istruzioni, suggerimenti o stimoli esterni su come e quando intervenire. Lo spirito di quella persona urlerà nel suo petto di fronte al povero ed all’ingiustizia che lo rende tale; lei saprà certamente operare il meglio secondo necessità e secondo quanto le è dato. Così l’essere umano diviene davvero mano della Provvidenza, estensione di Dio sulla terra, immagine di carità divina operante presso l’uomo stesso. Non si devono valutare queste cose secondo grandezza, numero e quantità, ma secondo qualità, secondo il valore che assumono nel cuore degli attori, il quale può essere immensamente assoluto anche per un piccolissimo gesto  d’amore sincero.

Vi è poi è da considerare un grado di povertà superiore a quella di beni e risorse materiali e questa è la madre di tutte le povertà umane.  E’ veramente povero e va soccorso in ogni modo  colui che più non conosce il suo vero Dio cioè la fonte genuina della sua vita. Nell’antico Testamento e scritto: se il tuo nemico ha fame dagli  pane da mangiare (Proverbi 25, 21). Anche in condizione di inimicizia nei confronti di una persona noi, agendo in tal modo, possiamo mostrarle una scintilla, una testimoninza dell’Amore divino: Se la riconoscerà nel nostro agire buon per lei, se la oltraggerà deliberatamente segnerà il suo destino in modo indelebile e la sua povertà nella conoscenza di Dio diverrà la sua condanna.

A tal fine si afferma che Cristo è il vero pane, in quanto per primo ci porta la conoscenza intima, completa, di Dio, ci rivela Dio nell’Amore e questo ha il potere reale di moltiplicare i pani ed i pesci per tutti coloro che ne abbisognano.

Un’altra riflessione ho fatto oggi sui poveri.

E’ scritto nel vangelo:

Luca 6:20 Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
«Beati voi poveri
,perché vostro è il regno di Dio.

è pure scritto:

Matteo 19:14 Gesù però disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli»

Ho pensato: dato che hanno una promessa comune del Regno,  forse poveri e bambini non sono che due aspetti di un solo stato fondamentale dell’essere umano. Ho pensato che  i poveri veri, come i bambini, debbano essere a loro modo innocenti, vergini, indifesi, miti, privi di intenzioni prevaricatrici, puri nel loro agire, carenti di esperienza nel saper affrontare certi aspetti perversi della vita, nudi, affamati, piangenti, bisognosi di affetto e di cure, DEBOLI.

Salmi 40:2 Beato l’uomo che ha cura del debole,
nel giorno della sventura il Signore lo libera.
Salmi 40:3 Veglierà su di lui il Signore,
lo farà vivere beato sulla terra,
non lo abbandonerà alle brame dei nemici.

Ho pensato che laddove la tenerezza dell’età crea ai bambini una inevitabile dipendenza e necessità di essere accuditi, sfamati, istruiti, vestiti, curati ed amati, la più profonda ed insospettabile bontà d’animo dovrebbe contraddistinguere  in certo modo taluni poveri ovvero quelli che sono ridotti a tal partito proprio da coloro che bambini nell’animo più non sono. Questi sono in effetti i poveri in ispirito. Secondo il mio modo di vedere questi sono i poveri che possiederanno il Regno dei cieli perchè hanno deciso di essere come bambini di fronte alla vita e come tali tutti dovremmo riguardarli e rispettarli. Io credo che i poveri possano essere e divenire – e lo diverranno – una immensa risorsa se solo potessero esistere in un mondo diverso da questo.

E’ impossibile, infine non citare lo splendido Discorso 14 di Agostino sul tema “Poveri”, discorso capace di dissipare molte ombre e suscitare interrogativi; Ne riporto qui solo un paragrafo ma sufficiente a rendere l’idea dei suoi contenuti:

Chi è il vero povero.

1. Abbiamo cantato al Signore dicendo: In te si abbandona il povero, tu sarai il soccorso dell’orfano 1. Cerchiamo chi è il povero, cerchiamo chi è l’orfano [di cui qui si parla]. Non desti meraviglia il fatto che invito a cercare ciò che vediamo ovunque e sperimentiamo esserci in abbondanza. Non sono tutti i luoghi pieni di poveri? Non sono tutti i luoghi pieni di orfani? E tuttavia in ogni luogo cerco l’orfano. Anzitutto debbo dire alla vostra Carità che quanto riteniamo per povero non è ciò che cerchiamo. I poveri, di cui parlano i comandamenti di Dio e a cui si fanno le elemosine, ai quali riconosciamo riferirsi quanto è scritto: Metti l’elemosina nel cuore del povero, ed essa pregherà per te il Signore 2; questo genere di uomini abbonda, sì, ma il povero di cui si parla nel salmo è da intendersi in senso più profondo. Il povero di cui qui si parla riguarda quel genere di uomini dei quali è stato detto: Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli 3. Ci sono poveri che non hanno denaro, che trovano appena il cibo quotidiano, così bisognosi della compassione e dell’aiuto altrui, che neanche si vergognano di mendicare; se di costoro fosse stato detto: In te si abbandona il povero 4, che faremmo noi che non ci troviamo in tali condizioni? Noi cristiani non siamo dunque gente che si abbandona in Dio? E che altra speranza ci rimarrebbe, se non fossimo degli abbandonati in colui che non ci abbandona?.

…….

Vuole significare che il vero Cristiano è il Povero in Spirito, quello a cui chi donerà anche un solo bicchiere d’acqua perchè è di Cristo, non perderà la sua ricompensa, è povero del proprio spirito per permettere a quello di Dio di regnare in se stesso.Il mondo lo sacrifica per questo. Egli è pertanto figura coincidente con quella di chi si è fatto eunuco (della propria volontà e spirito umano) in vista del Regno dei cieli, egli è il bambino cui appartiene il Regno di Dio; egli è il soggetto reale erede indiscusso di tutte le beatitudini citate da Cristo nel discorso della montagna. Mi si chiederà: ma perchè allora è povero se Dio è con lui?

Non avete mai sentito che bisogna prendere la propria croce ogni giorno per essere di Cristo? ed anche: il mondo vi odierà perché prima ha odiato me? Ma essi, i poveri, i veri fedeli di Cristo devono vivere nel mondo e ci riescono, malgrado tutto, solo per l’aiuto di Dio nel quale si deve ricomprendere a pieno titolo anche quello di un bicchiere d’acqua donato loro attraverso le mani di un uomo ed ogni altro atto umano ispirato dalla autentica Carità.

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1 commento

  1. Anonimo said,

    gennaio 14, 2013 a 2:39 PM

    è perfetto
    faro un figurone!


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