Un segno di pace


Scambiatevi un segno di pace! Cosa può dirci un semplice gesto apparentemente ed incontestabilmente bonario comandato durante quel rito designato col nome di santa messa? Molte cose, se solo si vorrà andare a guardare quello che davvero significa in profondità. E’ proprio un bel discorso quello della pace! Logica vorrebbe che la pace fosse una ovvia conseguenza della giustizia realizzata in ogni dove. – Giustizia e pace si baceranno -, afferma il Salmista vedendo lontano. Ma coloro che ora parlano a noi di pace, coloro che la sospingono a forza nei nostri ragionamenti penetrando la mente degli uomini attraverso ogni spiffero e varco essa presenti verso il mondo esterno, cosa hanno in animo davvero? Quale tipo di pace essi vanno invero auspicando? Preciso che l’auspicare una cosa, per costoro, è un modo sottilmente diplomatico per farci sapere che “quella cosa” la dovremo comunque necessariamente e passivamente subire nel futuro, indipendentemente dalla nostra volontà, ci comunicano che “quella cosa” loro hanno “predisposto per il nostro bene”.

Non travolgermi con gli empi, con quelli che operano il male. Parlano di pace al loro prossimo, ma hanno la malizia nel cuore. Salmi 27, 3

Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Matteo 10,34

L’imporre la pace a tutti i costi senza essersi prima curati del trionfo della giustizia, significa in verità solo una cosa: -State tutti al vostro posto! Nessuno si muova! – chi domina come chi è schiavo, chi arricchisce come chi muore di fame, colui che detta le leggi come chi deve solo ubbidire e pagare, quello che ruba come chi è derubato, chi stupra come chi è violentato! Questo è il concetto di pace che vanno predicando ad ogni angolo di strada e di piazza per assicurarsi che lo stato dell’ingiustizia non possa mai cambiare, esso ha sostituito in modo assai più persuasivo il fucile puntato alla schiena o il coltello dei tagliaborse, loro emeriti antesignani.

…Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore. E quando si dirà: «Pace e sicurezza», allora d’improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro… 1Tessalonicesi 5, 1-4

Infatti appartengono quasi sempre alla categoria di quelli che “stanno sopra” o che “vengono prima” gli assidui predicatori di pace del tempo presente ed anche questo particolare è molto, molto sintomatico.Infatti, badiamoci bene, la potenza di questo parlar di pace risiede unicamente nel giudizio occulto e spiritualmente ottuso della comunità pilotata, giudizio che subisce immediatamente chiunque osi solo manifestare eccezioni su qualcosa. Tale giudizio ha, attraverso una molteplicità di percorsi nascosti, il potere di rendere estremamente sconveniente la vita a qualsiasi persona non accetti di inchinare stupidamente la sua intelligenza ed onestà interiore a questa bella parola ed alle sue degne consorelle (solidarietà, giustizia sociale, diritto ecc. ecc.).

Chi sarebbe d’altronde così stupido da negare il valore della Pace? Perché, allora, Cristo afferma di avere portato, non pace sulla terra, ma spada, divisione, conflitto intimo ed estremo?

Anche qui dobbiamo rifare un discorso ormai vecchio, ma mai applicato sufficientemente. Chi sarà così stolto da costruire una nuova casa su fondazioni preesistenti manifestamente compromesse e mai collaudate? Chi sarà così insensato da seminare in un terreno senza prima ararlo e scerbarlo a dovere? E chi sarà così ingiusto da parlar di pace, ignorando completamente i motivi oggettivi per cui, alle volte, si scatenano anche guerre ingiuste? Non sto parlando tanto di guerre d’armi, ma preferibilmente delle “guerre” che devono ineluttabilmente avvenire nelle coscienze e tra le coscienze, sto parlando dei confronti anche aspri, ma comunque salutari, che dovranno necessariamente scatenarsi prima che la Pace giunga davvero.

Questi, invece, avvertendo che qualcosa ha cominciato a ribollire nelle coscienze degli uomini, gridano, urlano pace solo per ispessire ancor più la coltre che copre ipocrita che blocca questi liberi afflati della coscienza, per rendere l’uomo ancor più ottuso, sordo, duro d’orecchi ai richiami del suo cuore, richiami che, non sia mai, talvolta potrebbero malauguratamente servire da “megafono” a Dio! …..

E quando comandano, nel presenziare ad una messa: -Scambiatevi un segno di pace!-, nessuno ha mai registrato qualche strana impressione o sensazione nel profondo della sua coscienza? Nessuno si è mai sentito, in un certo senso, costretto con ciò a fare qualcosa che non sente, qualcosa con cui non si trova spontaneamente coerente in quel momento? Nessuno si è mai sentito come sottoposto ad una specie di pubblico esame? Ma infine, …. e loro lo sanno molto bene, si finisce comunque per cedere, certo, per non dare scandalo, ma anche e soprattutto per timore d’essere visti e immediatamente qualificati come diversi dalla comunità.

Dunque, la diversità, giudicata negativamente dalla chiesa o comunità, consiste nel fatto (rivelato a tutti col nostro rifiuto ed in barba al rispetto della privacy), di non essere disposti ad accettare passivamente la menzogna, ovvero quella specie d’interruzione, di “faglia”, di “discontinuità” che si produce tra la coscienza dell’uomo ed il suo agire ogniqualvolta qualcuno lo costringa o lo seduca a fare diversamente da quanto la sua coscienza, spontaneamente, vorrebbe.

Dunque ciò significa ed è indirettamente ulteriore prova che la comunità in oggetto è falsa ed ipocrita, nel momento in cui accetta solo chi si comporta secondo le sue convenzioni, mentre invece condanna assolutamente ed emargina tacitamente chi, di fatto, cerca di essere coerentemente fedele!

Dunque tutta “l’apparecchiatura” rituale, del segno di pace, ma anche, in generale, la dogmatica e l’insegnamento della chiesa costituisce di fatto un insieme pressorio approntato col fine profondo di coercire completamente la libera volontà ed ogni sua genuina espressione dell’uomo, di pilotarne intimamente l’agire col ricatto velato e l’intimidazione impronunciata. Anche se in forma più essenziale, notiamo che il meccanismo è molto simile a quello che, durante l’inquisizione, mediante l’intimidazione prima e la tortura poi, otteneva dai disgraziati “confessioni spontanee” di fatti abominevoli anche mai commessi.

Ora, non si paventa un dolore fisico, ma l’equivalente di una possibile, invisibile e probabile maledizione o anatema che, vero o presunto che sia, ottiene comunque il suo scopo: fare sì che le persone, infine, siano indotte, per pura convenienza, a conformarsi a quel volere rinunciando alla propria diversità, spontaneità, alla propria sovranità, alla propria dignità, svalutando e negligendo, nel contempo, il luogo della coscienza dove queste incongruenze, solo apparentemente piccole ed insignificanti, si verificano e possono essere rettamente giudicate. E’ reso così evidente il carattere universale della falsità, della Menzogna, dato che laddove essa si accoda ad un qualsiasi concetto positivo, di bene, è in grado di mutarne invariabilmente l’effetto in senso opposto e proporzionalmente negativo, anche se davanti agli occhi dell’uomo soltanto. Si capisce dunque la strenua, vitale necessità che l’uomo ha di conoscere l’Unica Verità a cominciare dall’identificazione del concetto originale di sé con quello del vero Dio e Padre suo.

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